POLITICA – ESTERI

In 3000 a Teheran per commemorare le vittime delle dimostrazioni del 20 giugno
Manganelli e lacrimogeni sulla folla. Allontanato dalla polizia il leader dell’opposizione Moussavi

Iran, scontri nel cimitero di Neda
Arrestato il regista che ha vinto a Venezia

Timori di incidenti per la prossima settimana quando Ahmadinejad si insedierà alla presidenza

La tomba di Neda

TEHERAN – La polizia iraniana torna ad attaccare i sostenitori dell’opposizione. La commemorazione delle vittime della repressione di Ahmadinejad si trasforma in guerriglia con la polizia. Dispersi con i manganelli i 500 che si erano radunati nel cimitero dove è sepolta l’icona delle proteste, Neda Agha-Soltan, gli oppositori al regime iraniano si sono ritrovati molti di più intorno alla Grand Mossola, la piazza a Teheran dove viene di solito celebrata la preghiera. Era una folla di 3.000 persone e una volta ancora è intervenuta la polizia. Questa volta con i lacrimogeni e le famigerate pattuglie in moto che sono piombate tra i manifestanti che con le dita facevano il segno della vittoria.

Decine gli arrestati tra cui anche Jafar Panahi, il regista iraniano vincitore a Venezia nel 2000 del Leone d’oro per "Il cerchio", film sulla condizione delle donne sotto il regime islamico. E’ stato fermato insieme alla moglie e alla figlia.

Nel cimitero c’erano anche Mir Hossein Moussavi e Kehdi Karroubi, due dei candidati sconfitti alle presidenziali, che volevano recitare alcuni versetti del Corano sulla tomba della ragazza a 40 giorni dalla sua scomparsa, un anniversario nel quale i musulmani sciiti rendono omaggio ai defunti in una cerimonia chiamata Arbayin.
Moussavi è comunque riuscito a scendere dall’auto, accolto dagli slogan festosi dei manifestanti ("Ya Hossein! Mir Hossein!") e a camminare fino alla tomba di Neda. Non gli è stato però permesso di recitare i versi del Corano: è stato circondato da agenti in assetto anti-sommossa, ricondotto alla sua auto e fatto ripartire.

Alcuni manifestanti hanno circondato la macchina tentando di trattenere il leader ma gli agenti, a manganellate, hanno allontanato gli attivisti che portavano foulard e t-shirt verdi, il colore distintivo della campagna elettorale dell’opposizione.

Successivamente è giunto anche Mehdi Karrubi, un altro dei leader leader dell’opposizione anti-regime. Esattamente come aveva fatto poco prima con Mir Hossein Moussavi, la polizia lo ha circondato e lo ha spinto fuori dal camposanto, lontano dai manifestanti.

Le forze dell’ordiene, poi, per disperdere una folla di circa 500 persone non hanno esitato a sparare candelotti lacrimogeni anche tra le tombe. Moussavi aveva chiesto di poter ricordare le vittime delle proteste di giugno e luglio, assicurando che l’appuntamento avrebbe avuto un carattere religioso e non politico. Ma temendo nuovi disordini, le autorità avevano detto che il divieto di manifestazioni pubbliche restava in vigore. Al cimitero sono quindi cominciati a volare gli slogan contro Ahmadinejad e a favore di Moussavi.
Per nulla scoraggiati dagli agenti e dai temuti miliziani Basiji – secondo vari testimoni anche oggi presenti in forze le loro moto da cross – i manifestanti più tardi hanno cercato di raggiungere il Grande Mosalla, uno spiazzo nel centro di Teheran riservato alla preghiera. Mentre vari cortei percorrevano alcune delle arterie che portano al luogo di culto scandendo altri slogan e accompagnati dai colpi di clacson di approvazione degli automobilisti, gli agenti sono entrati nuovamente in azione.
La polizia ha caricato la folla e, stando ai vari testimoni, altre persone sono state arrestate. I manifestanti hanno reagito ed hanno dato alle fiamme diversi cassonetti. Irritati dal rumoroso concerto, alcuni poliziotti hanno rotto a manganellate il vetro di alcune vetture tirando fuori a forza gli occupanti e trascinandoli sull’asfalto. Notizie non confermate parlano di diversi feriti.

Martedì scorso la tensione sembrava essersi allentata con l’annuncio dell’imminente rilascio di 140 dei manifestanti arrestati nelle proteste delle scorse settimane. La giornata di oggi segna un passo indietro che non lascia presagire niente di buono per la prossima settimana quando, in due distinti passaggi previsti per lunedì e mercoledì, Ahmadinejad si insedierà formalmente alla presidenza della Repubblica islamica.

In una nota della Farnesina, in risposta a un’interrogazione parlamentare del senatore Andrea Marcenaro (Pd), si precisa che l’Italia si atterrà "rigorosamente" alle decisioni che verranno adottate, a livello Ue, in merito alla partecipazione alla cerimonia di investitura del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. "La presidenza svedese dell’Unione – prosegue il comunicato – ha già precisato che non è stata adottata alcuna linea comune di boicottaggio delle due cerimonie previste, alle quali le autorità iraniane hanno invitato gli ambasciatori accreditati a Teheran".

(fonte: repubblica.it)

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POLITICA – ITALIA

Sequestri e perquisizioni al Policlinico: un nuovo ramo dell’inchiesta di Scelsi
che porta a Giampi Tarantini. Ipotesi: illecito finanziamento pubblico

Bari, inchieste su appalti e finanziamenti
nel mirino anche i partiti del centrosinistra

La procura ha acquisito i bilanci delle forze politiche che sostengono Vendola ed Emiliano
di FULVIO DI GIUSEPPE

Desirè Digeronimo

BARI – Appalti per finanziare i partiti e voto di scambio. Sono queste le ipotesi avanzate nel provvedimento con cui il pm di Bari, Desirè Digeronimo ha ordinato ai carabinieri di acquisire i bilanci di alcuni partiti politici del centrosinistra pugliese e la documentazione relativa ai loro rapporti con le banche.
Un provvedimento che ha interessato questa mattina le sedi di cinque formazioni politiche: Pd, Prc, Socialisti autonomisti, Lista Emiliano e Sinistra e Libertà. Gli accertamenti riguardano l’ipotesi di illecito finanziamento pubblico ai partiti in riferimento al periodo compreso dal 2005 ad oggi, comprese le ultime elezioni al Comune di Bari.

Nell’inchiesta del pm Desirè Digeronimo sono finora indagate una quindicina di persone tra cui l’ex assessore regionale alla Sanità Alberto Tedesco, ora senatore e le ipotesi di reato sono di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, alla concussione, al falso, alla truffa; per alcuni reati si ipotizza l’aggravante di aver favorito un’associazione mafiosa. Al centro dell’indagine anche l’ipotesi della contiguità tra un clan della criminalità barese e un partito politico.
"Escludo con tranquilla coscienza qualunque ipotesi di coinvolgimento in fatti illeciti di Rifondazione comunista e Sinistra e libertà" ha commentato il governatore pugliese Nichi Vendola, a cui è giunta anche la solidarietà del ministro per l’Attuazione del Programma di Governo, Gianfranco Rotondi, che si è detto "garantista come sempre e certo della più assoluta onestà del presidente Vendola".

Quello nelle sedi dei partiti non è stato l’unico blitz della giornata a Bari. Stamattina, infatti, altre perquisizioni e sequestri si sono registrati nell’unità operativa di neurochirurgia del Policlinico di Bari, diretta dal professor Pasqualino Ciappetta, docente ordinario di neurochirurgia.
Un nuovo filone d’indagine curato dal pm Giuseppe Scelsi, lo stesso che da tempo indaga sul presunto giro di tangenti organizzato dall’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini in campo sanitario e sulle giovani donne che il trentacinquenne barese avrebbe pagato e inviato alle feste organizzate dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a Palazzo Grazioli e Villa Certosa per conquistare l’amicizia del Cavaliere.
Secondo le ipotesi al vaglio della magistratura, Ciappetta avrebbe indotto alcuni suoi giovani collaboratori, che hanno col tempo occupato i posti chiave del reparto, a forzare diagnosi e a prescrivere protesi al fine di far acquistare dalle società di Gianpaolo Tarantini "stabilizzatori della colonna vertebrale", il cui prezzo è compreso tra i 18mila e i 30mila euro.

Stando alle denunce, i medici che non rispettavano la linea impartita da Ciappetta venivano emarginati. la Guardia di finanza ha sequestrato numerose cartelle cliniche, computer e compiuto verifiche su un microscopio apparentemente non censito nel reparto che Tarantini avrebbe ceduto alla struttura.

(fonte: repubblica.it)

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CRONACA – ESTERI

A 24 ore dal tritolo a Burgos, bomba contro un’autopattuglia a Palmanova, nel comune di Calvia
vicino alla residenza dei reali. Nessun ferito. Chiusi i porti, bloccato per due ore l’aeroporto

Maiorca, torna l’Eta: uccisi 2 agenti
sull’isola una giornata di terrore

Colpita una caserma vicino alla residenza estiva dei reali di Spagna
Disinnescato un secondo ordigno trovato sotto un veicolo della Guardia civil

MAIORCA – L’Eta torna a colpire. A ventiquattro ore dall’attentato a Burgos in cui sono rimaste ferite 69 persone, i terroristi tornano a colpire sull’isola di Maiorca. Due agenti sono morti in un’esplosione avvenuta poco prima delle 14 nei pressi della sede della Guardia civil a Palmanova, nel comune di Calvia.
Enrique S., 28 anni, originario di Burgos, da un anno sull’isola. Il secondo agente ucciso aveva invece 27 anni, era nato a Pamplona e si trovava sull’isola già da alcuni anni. La deflagrazione ha scagliato i loro corpi lontano dal veicolo. La bomba è stata azionata a distanza mentre gli agenti stavano effettuando dei controlli.
Gli investigatori hanno anche rinvenuto un’autobomba sempre nel comune di Calvia. Secondo quanto riferito dai media spagnoli, gli artificieri sono riusciti a disinnescare l’ordigno, che era collocato in un’auto di servizio nei pressi della sede della Guardia civil.

Non sarebbe ancora chiaro se l’esplosione che ha ucciso i due agenti, sia stata provocata da una bomba collocata sotto l’auto di servizio a bordo della quale si trovavano i due agenti oppure da un’autobomba saltata in aria al loro passaggio. Quel che è certo è che l’esplosione è stata potentissima.
Per evitare la fuga dei terroristi, la Prefettura ha ordinato la chiusura dei porti, mentre l’aeroporto, dopo essere stato bloccato per un paio d’ore, è stato riaperto nel pomeriggio. "Le forze di sicurezza hanno sigillato l’isola per evitare la fuga dei terroristi – si leggeva in una nota del ministero degli Interni regionale – Questo significa che tutte le vie di uscita da Maiorca sono chiuse". Ai turisti è stato proibito di uscire dagli edifici e tutta l’area è stata isolata nel timore che ci fossero altri ordigni inesplosi.

Anche se l’organizzazione terroristica basca non ha rivendicato gli attentati, non c’è dubbio sulla firma delle due bombe esplose alla vigilia del 50esimo anniversario dell’organizzazione indipendentista nata il 31 luglio 1959 e accusata di aver ucciso oltre 800 persone: obiettivo, tecnica e collocazione temporale degli attentati sono caratteristiche inconfondibili dell’Eta.
Il luogo dell’attentato a Maiorca si trova in un quartiere affollato di turisti (7.000 sono italiani), a circa 7 chilometri dal palazzo di Marivent, dove i reali spagnoli tra un paio di giorni sarebbero arrivati per trascorrere come di consueto le vacanze estive. L’attentato è avvenuto nel momento in cui erano in corso i sopralluoghi delle forze dell’ordine per garantire la sicurezza dei monarchi. Si trovano invece già nel palazzo da alcuni giorni l’infanta Elena e l’infanta Cristina con i figli.

Ieri le forze di sicurezza avevano parlato di altre due auto-bomba che l’organizzazione terroristica basca sarebbe riuscita a far entrare dalla Francia. Se fosse confermato che ad esplodere oggi a Maiorca è stata un’autobomba, potrebbe trattarsi di una delle auto imbottite di esplosivo che i servizi segreti di Madrid stanno ancora cercando.

L’Eta (acronimo di Euskadi Ta Askatusan, che significa ”paese basco e libertà”), aveva colpito l’isola di Maiorca esattamente 18 anni fa. Il 30 luglio 1991 due bombe esplosero a Palma di Maiorca, capoluogo delle Baleari, ferendo due persone. Le Baleari erano anche il luogo dove l’Eta aveva pianificato, a due riprese, nel 1995 e nel 2004, di compiere attentati contro il re Juan Carlos, che però furono sventati.

Nell’attentato di ieri alla caserma di Burgos, la facciata dell’edifico è stata completamente sventrata. Ci dormivano quasi 120 persone, di cui 41 erano bambini "e se non è morto nessuno – ha detto il ministro degli Interni spagnolo – è stato un miracolo. I terroristi volevano di sicuro uccidere".
"Abbiamo a che fare con una banda di assassini", ha aggiunto il ministro, "da oggi sappiano anche che sono assassini selvaggi e impazziti, il che li rende più pericolosi ma non più forti". Contrariamente a quanto ha sempre fatto, prima dell’esplosione l’Eta non ha fatto telefonate di preavviso, come in genere fa quando il luogo preso di mira è frequentato da civili.

Il premier Josè Luis Zapatero si tiene in contatto con il ministro dell’Interno Alfredo Perez Rubalcaba e il leader del partito popolare, Mariano Rajoy, ha assicurato il sostegno al governo nella lotta contro il terrorismo. La Commissione europea ha tenuto a garantire la propria "completa solidarietà" alle autorità spagnole.

(FONTE: REPUBBLICA.IT)

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MEDICINA – ITALIA

Lunga discussione votazione (4-1) nell’agenzia del farmaco
Potrà essere utilizzata solo in ambito ospedaliero ed entro la settima settimana

Ru486, via libera dall’Aifa
La pillola abortiva in Italia

ROMA – Via libera a maggioranza dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) alla pillola abortiva Ru 486. Il Consiglio di amministrazione dell’Aifa ha infatti approvato l’immissione in commercio del farmaco in Italia. La pillola è già commercializzata in vari paesi.

La votazione si è risolta con un risultato di quattro contro uno a favore della vendita. L’ok è venuto dal presidente del Cda dell’Agenzia Italiana del Farmaco, Sergio Pecorelli, e dai consiglieri Giovanni Bissoni, Claudio De Vincenti e Gloria Saccani Jotti. Ad esprimersi negativamente è stato invece Romano Colozzi, assessore alle Risorse e Finanze della Regione Lombardia.

La Ru486 potrà essere utilizzata in Italia solo in ambito ospedaliero, così come la legge 194 prevede per le interruzioni volontarie di gravidanza. Lo ha spiegato al termine della lunga riunione, Giovanni Bissoni, assessore alla Sanità dell’Emilia Romagna e componente del Cda.
Nelle disposizioni, ha aggiunto Bissoni, c’è un "richiamo al massimo rispetto della legge 194 e all’utilizzo in ambito ospedaliero. Dopo una lunga istruttoria è stato raccomandato di utilizzare il farmaco – ha aggiunto – entro il quarantanovesimo giorno, cioè entro la settima settimana". Entro questo termine, infatti, le eventuali complicanze sono sovrapponibili a quelle dell’aborto chirurgico.

Le prime reazioni corrispondono alle posizioni degli schieramenti da tempo in campo. L’Aied (Associazione italiana per l’educazione demografica) plaude la decisione del Cda dell’Aifa: "Ci si allinea con i paesi europei, recuperando un ritardo che ha penalizzato le donne italiane".

Durissimo, dall’altra parte, il senatore dell’Udc, Luca Volonté: "Con la commercializzazione della pillola assassina trionfa la cultura della morte. E non è sicura: ricorrendo all’aborto chimico, donne e ragazze italiane che vogliono evitare una gravidanza indesiderata non faranno altro che uccidere di sicuro una vita umana mettendo in pericolo anche la propria. Mentre i decessi per l’assunzione della ‘kill pill’ sono accertate, le proprietà del farmaco restano ancora avvolte nel mistero. La mancata pubblicazione del dossier da parte della Exelgyn è un occultamento della verità scientifica che aggrava la totale mancanza di trasparenza nell’operazione messa a segno oggi".

(fonte: repubblica.it)

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——-AVVISO——-

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Ultimo aggiornamento: 29/12/2008

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POLITICA – ESTERI

Il vicepremier di Gerusalemme: "Nella Striscia governi chiunque tranne loro"
Il ministro Livni: "In guerra i civili pagano un prezzo". L’Anp sospende i negoziati

Israele: "Vogliamo rovesciare Hamas"
E l’Onu chiede la tregua immediata

Ban Ki-moon: "Entrambe le parti cessino il fuoco", appello ai leader arabi
E domani pomeriggio vertice straordinario dei ministri degli Esteri europei

Tzipi Livni

ROMA – Continuano senza sosta i raid sulla Striscia di Gaza. E mentre sul terreno piovono le bombe israeliane da un lato, e i razzi palestinesi dall’altro, prosegue anche la guerra di parole. "Vogliamo rovesciare Hamas", dice da Gerusalemme il vicepremier del governo Olmert. Mentre sul fronte palestinese l’Anp dichiara la sospensione dei negoziati di pace. Il tutto nel giorno in cui il segretario generale Onu, Ban Ki-moon, chiede a entrambe le parti un cessate il fuoco immediato. Per domani, poi, è previsto un vertice straordinario dei ministri degli Esteri Ue, centrato sulla crisi in Medio Oriente. E intanto il titolare della Farnesina, Franco Frattini, in un’intervista al Tg1 fa appello alla Lega Araba "perché finiscano i lanci di missili da parte di Hamas che purtroppo ha violato la tregua: è un’organizzazione terroristica e lo sta dimostrando".

La posizione del governo israeliano. Il vice primo ministro Haim Ramon, che è anche membro del gabinetto di sicurezza, dichiara in tv che "l’obiettivo dell’operazione è di far cadere il regime di Hamas. Fermeremmo immediatamente l’operazione se ci fosse qualcuno che si mettesse alla guida di Gaza, chiunque tranne Hamas. Quello che fa l’esercito israeliano in questo momento è impedire ad Hamas di controllare il territorio. Hamas non è una superpotenza, come la Russia o gli Usa ma un’organizzazione terrorista che ha preso il controllo con la forza contro tutte le leggi internazionali". E sempre oggi il ministro degli Esteri, Tzipi Livni, interviene sulle perdite palestinesi: "Purtroppo in guerra qualche volta anche i civili pagano il prezzo. Noi cerchiamo di evitare vittime civili, Hamas cerca i bambini da uccidere. Sta prendendo di mira, in maniera deliberata, le scuole e gli asili, cittadini e civili perché questo rispecchia i loro valori. I nostri valori sono completamente diversi".

L’Anp lascia i negoziati. L’Autorità nazionale palestinese annuncia la sospensione dei colloqui di pace con Israele, e la moratoria su tutti i contatti politici. A dirlo è il capo dei negoziatori Abu Ala: "Non è possibile trattare di fronte alla portata degli attacchi contro i palestinesi", dichiara.

La Casa Bianca: "Stop ai razzi". Hamas fermi i lanci di Qassam e "accetti una tregua duratura": questo il monito che arriva da Washington. A parlare è il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, Gordon Johndroe: "Questo è ciò a cui gli Stati Uniti stanno lavorando. Israele, prosegue, "ha chiarito che non ha alcuna intenzione di rioccupare Gaza", sta solo "dando la caccia ai terroristi che lanciano razzi e colpi di mortaio e sta prendendo i provvedimenti che ritiene siano necessari per affrontare la minaccia terroristica".

L’Onu chiede la tregua. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, chiede a Israele e Hamas "un cessate il fuoco immediato". Ribadisce che le violenze messe in atto da Hamas "sono inaccettabili" ma giudica troppo pesante la risposta israeliana: "L’eccessivo uso della violenza a Gaza è da condannare". E si appella ai leader dei paesi arabi: "Ritengo che i partner internazionali e regionali non abbiano fatto fatto abbastanza. I ministri degli Esteri dei paesi arabi si incontreranno presto per un meeting di emergenza. Li esorto ad agire rapidamente e in modo decisivo per porre fine a questa impasse”.

I leader europei. Domani a Parigi, alle 18,30 si tiene un vertice straordinario dei ministri degli Esteri Ue, convocato dalla Francia. Oggi invece il Quirinale riferisce di un colloquio telefonico tra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il presidente israeliano Shimon Peres, sulla crisi in atto e sulle condizioni per riprendere un dialogo di pace. Da Londra, il ministro degli Esteri britannico, David Miliband, giudica "inaccettabile" la morte di bambini e di altri innocenti, sotto le bombe. Angela Merkel telefona al premier Ehud Olmert: "La colpa della situazione è di Hamas ma attenzione alle vittime civili", dice.

(fonte: repubblica.it)

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POLITICA – ITALIA

Si chiede di spostare "ad altra sede" e "destinare ad altre funzioni" il procuratore di Salerno
uno dei protagonisti dello scontro con la Procura di Catanzaro sulle inchieste di De Magistris

Why Not, richiesta della Cassazione
"Trasferire il procuratore Apicella"

Luigi De Magistris

ROMA – La Procura generale presso la Corte di Cassazione ha chiesto al Csm di trasferire ad altra sede e al altre funzioni il procuratore della Repubblica di Salerno, Luigi Apicella, uno dei protagonisti dello scontro con la procura di Catanzaro legato alle inchieste dell’ex pm del capoluogo calabrese Luigi De Magistris. La sezione disciplinare del Csm si occuperà della richiesta nella Camera di Consiglio straordinaria fissata il 10 gennaio prossimo.

La "richiesta urgente" è stata inviata oggi al Consiglio superiore della magistratura per il trasferimento – si legge in una nota di Palazzo dei Marescialli – "ad altra sede e di destinazione ad altre funzioni del dottor Luigi Apicella, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Salerno". In questo modo il Procuratore Generale della Cassazione, Vitaliano Esposito, ha esercitato l’azione disciplinare, potere che condivide insieme con il ministro della Giustizia.

La Sezione disciplinare del Csm esaminerà in una Camera di consiglio a porte chiuse la richiesta di trasferimento. E’ presumibile che la Procura generale della Suprema Corte abbia avviato istruttorie, non ancora concluse, su altri magistrati coinvolti nello scontro tra le due procure culminato con il blitz presso gli uffici giudiziari di Catanzaro e con il sequestro degli atti disposto dalla procura di Salerno, al quale i magistrati avevano risposto con un contro-sequestro e l’iscrizione nel registro degli indagati dei loro colleghi campani. Non è da escludere che all’atto di incolpazione con richiesta di misura cautelare urgente a carico di Apicella ne facciano seguito anche altre, nei confronti di alcuni dei protagonisti della vicenda.

A sollecitare iniziative disciplinari era stato d’altronde lo stesso Csm dopo aver ascoltato i magistrati protagonisti della inedita ‘guerra’ tra procure. Ad attivarsi, chiedendo le trascrizioni delle audizioni, erano stati sia la procura generale della Cassazione che il ministro della Giustizia, Angelino Alfano.

Le due istruttorie hanno proceduto parallelamente. Se il pg della Cassazione è già arrivato a una sua prima conclusione, gli ispettori del ministro Alfano – secondo quanto si è appreso – sono ancora al lavoro, pur avendo già rilevato alcuni profili sanzionabili dal punto di vista disciplinare, tra cui le modalità delle perquisizioni a carico dei magistrati di Catanzaro (uno di essi, Salvatore Curcio, sarebbe stato fatto denudare), e il sequestro di un intero fascicolo giudiziario (l’inchiesta Why not) considerato come corpo del reato.

(fonte: repubblica.it)

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POLITICA – ESTERI

Il bilancio è di oltre 270 morti e 620 feriti

Secondo giorno di raid aerei su Gaza
Nuovi razzi lanciati contro Israele

I militari: «Gli attacchi contro Hamas continuano». Appello dell’Onu: «Fermate tutte le armi»

GAZA – È guerra, e secondo il presidente palestinese Abbas «questo massacro si poteva evitare». Nella striscia di Gaza domenica segna il secondo giorno di un conflitto che conta già un bilancio drammatico: secondo fonti ospedaliere sono oltre 270 le vittime e 620 feriti, tra cui molte donne e bambini, mentre Hamas parla di 400 morti e oltre 1000 feriti. All’alba nuovi massicci raid dell’aviazione israeliana mentre una salva di razzi, sparati da Gaza, è caduta in diversi centri del sud di Israele, come Ashkelon, Sderot, Gan Yavne e Ashdod. Non si ha notizia di vittime e neppure di danni.

CARRI ARMATI E SOLDATI AL CONFINE – Israele ha deciso nella riunione di governo la mobilitazione di migliaia di riservisti. Lo Stato ebraico ha minacciato dopo due giorni di raid aerei di sferrare anche un’offensiva via terra nella Striscia di Gaza controllata dal movimento radicale Hamas. Secondo fonti militari, riferite dal quotidiano Haaretz, centinaia di soldati israeliani della fanteria con mezzi blindati hanno raggiunto la frontiera sud di Israele per prepararsi a un’eventuale invasione terrestre. «Un’operazione militare terrestre contro Hamas è possibile», ha dichiarato il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak. Il primo ministro israeliano, Ehud Olmert, entrando alla riunione di governo, aveva affermato che la durata dell’operazione «non è prevedibile».

GLI ULTIMI RAID – L’aviazione israeliana ha condotto nuove incursioni aeree contro la zona meridionale della Striscia. Ha colpito una trentina di obiettivi di Hamas, fra cui comandi militari, depositi di armi e postazioni per il lancio di razzi. Lo riferisce la radio militare secondo cui dall’inizio della operazione "Piombo fuso" – avviata sabato – l’aviazione ha colpito 240 obiettivi diversi. Nei raid è stato centrato anche un camion cisterna nei pressi del valico di Rafah, alla frontiera con l’Egitto. Il camion ha preso fuoco provocando incendi nelle abitazioni circostanti. La radio di Hamas, che controlla la Striscia di Gaza, ha parlato di numerosi morti e feriti. Bombardati anche una serie di tunnel usati per contrabbandare beni e armi tra la Striscia di Gaza e l’Egitto. Da Tel Aviv, una fonte militare israeliana si è limitata a confermare che «gli attacchi contro le basi di Hamas nella Striscia di Gaza continuano». La stessa fonte ha precisato che l’aviazione israeliana ha continuato a condurre nella notte «un certo numero di incursioni, in particolare contro una moschea della zona di Rimal, nella città di Gaza, dove si nascondevano terroristi». La radio pubblica israeliana ha parlato di una ventina di incursioni dell’aviazione lanciati nella notte contro la Striscia di Gaza.

FATAH ACCUSA HAMAS PER LA MORTE DEI DETENUTI – Nei bombardamenti israeliani su due penitenziari a Gaza, al-Mashtal e a-Saraya hanno trovato la morte decine di militanti di al-Fatah detenuti da Hamas. Lo ha detto alla agenzia di stampa palestinese Maan un portavoce di al-Fatah in Cisgiordania, Ahmed Abdel Rahman. Secondo Abdel Rahman la loro morte avrebbe potuto essere evitata se fossero stati liberati per tempo. Al contrario, secondo al-Fatah, «i miliziani di Hamas hanno tenuto a bada i reclusi di al-Fatah, li hanno minacciati con le armi e li hanno rinchiusi in unico locale», dove poi sono stati colpiti.

PALESTINESI IN FUGA – Intanto centinaia di palestinesi della Striscia di Gaza, in fuga dai bombardamenti israeliani, hanno aperto una breccia lungo la frontiera con l’Egitto. I responsabili della sicurezza egiziana hanno detto che permetteranno ai palestinesi entrati in Egitto di comprare generi di prima necessità e poi li faranno rientrare nella Striscia.

APPELLO DELL’ONU: FINE DELLE ATTIVITA’ MILITARI – Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha lanciato un appello alla fine di tutte le attività militari. Si tratta, secondo la prassi del massimo organo dell’Onu spesso seguita in simili casi, di una dichiarazione del presidente del Consiglio stesso, il rappresentante croato Neven Jurica. La richiesta non ha valore vincolante. Nella dichiarazione si sottolineano «le necessità umanitarie ed economiche della popolazione di Gaza». Si chiede pertanto alle parti interessate di intraprendere tutte le misure utili ad assicurare agli abitanti della Striscia cibo, carburante e medicine a sufficienza. Tra questa misure è inclusa anche l’apertura del confine tra lo Stato ebraico e il territorio palestinese.

ABBAS AL CAIRO – Il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp), Mahmud Abbas (Abu Mazen) è arrivato nelle prime ore di domenica al Cairo, per riferire al presidente egiziano, Hosni Mubarak, sulla situazione nei territori palestinesi dopo il più pesante attacco aereo mai realizzato da Israele dal 1948. Tanto Abu Mazen che Mubarak sabato avevano condannato l’azione militare israeliana. Il primo ha definito l’attacco «vile» e ha parlato di «massacro a Gaza». Il rais egiziano ha affermato che continueranno i contatti per riprendere la tregua scaduta il 19 dicembre, anche in vista della scadenza del mandato di Abu Mazen alla presidenza palestinese fissata per il 9 gennaio. Una riunione dei ministri degli esteri arabi che era stata convocata d’urgenza dalla Lega Araba al Cairo è stata rinviata a mercoledì, mentre per venerdì è stato confermato a Doha, Qatar, un vertice straordinario dei capi di stato arabi.
PROTESTE ARABE – Ampie manifestazioni contro l’offensiva militare israeliana si sono tenute in Libano, Giordania, Siria e nello Yemen. A Beirut la polizia anti sommossa è intervenuta con idranti e lacrimogeni per disperdere le centinaia di persone che protestavano davanti all’ambasciata egiziana lanciando pietre. Altre migliaia di persone hanno manifestato in Libano davanti alla sede dell’Onu a Beirut, nella città meridionale di Nabatieh e nei campi profughi palestinesi della valle della Bekaa. Anche ad Amman la protesta si è concentrata davanti all’ambasciata dell’Egitto, accusato di non voler aprire il valico di Rafah. Migliaia di manifestanti, fra cui esponenti del Fronte di Azione Islamico, hanno chiesto che Egitto e Giordania rompano i rapporti con Israele. Nello Yemen circa 80mila persone hanno protestato contro il raid israeliano nello stadio di calcio di Sana’a e altre migliaia hanno manifestato in diverse città del paese. A Damasco migliaia di siriani hanno marciato gridando slogan di protesta contro Israele e mostrando ritratti del presidente Bashar al Assad. Sono state anche bruciate bandiere americane.

(fonte: corriere.it)

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POLITICA – ESTERI

L’attacco dopo i ripetuti lanci di razzi dei giorni scorsi

Offensiva israeliana su Gaza
«I morti sono 225»

Missili contro le strutture di Hamas. La reazione: «Risponderemo in tutti i modi»

L’attacco a Gaza (Afp)

GAZA – La durissima offensiva israeliana contro Hamas è arrivata dal cielo: una serie di raid aerei lanciati dalla mattina hanno colpito il porto, le caserme di polizia e le sedi della sicurezza a Gaza. Poi l’attacco è proseguito in altre zone della Striscia. Obiettivi distrutti, ma il bilancio è gravissimo: fonti mediche parlano di 225 morti e 400 feriti, tra i quali anche donne e bambini. Tra le vittime il capo della polizia, Tawfiq Jabber, e il Capo della Sicurezza, Ismail al Jaabary. Dopo alcune ore di pausa, e con l’arrivo del buio, i raid dell’aviazione israeliana sono ripresi nel sud della Striscia di Gaza. In particolare, i caccia hanno colpito un’officina meccanica ad ovest della città di Khan Younis ed un centro media di Hamas.

LE IMMAGINI – La tv satellitare Al Jazeera ha mostrato le immagini di decine di palestinesi riversi sul terreno. Uno dei corrispondenti ha parlato di «una situazione terrificante». Secondo quanto riferisce l’inviato della tv ‘al-Arabiya’, i raid aerei israeliani hanno causato il ferimento di diversi bambini colpiti mentre si trovavano all’interno della loro scuole o nei dintorni.

Guarda il video – L’attacco israeliano contro Hamas nella Striscia di Gaza

ISRAELE: «E’ SOLO L’INIZIO. ANCHE OPERAZIONI DI TERRA» – Le forze armate dello stato ebraico hanno fatto sapere di aver colpito per «fermare gli attacchi terroristici» su Israele e di essere preparate ad «andare avanti. Questo è solo l’inizio». Israele in serata ha precisato di non voler accettare nessun cessate il fuoco. Il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, ha dichiarato che «è giunta l’ora di combattere» per porre fine al fuoco di razzi da Gaza sulla popolazione israeliana. «Da mesi – ha continuato Barak – le forze armate avevano avuto l’ordine di prepararsi all’operazione». «Non voglio illudere nessuno – ha concluso il ministro – non sarà una cosa facile e nemmeno breve». Secondo fonti militari israeliane ufficiali citate dalla tv araba al Jazira, «l’offensiva su Gaza durerà per lungo tempo e non esclude che l’Esercito ricorra alle truppe terrestri» per effettuare incursioni all’interno della Striscia.

OLMERT: «I NEMICI NON SONO I PALESTINESI» – Israele non considera nemica la popolazione di Gaza, alla quale continuerà ad assicurare il proseguimento degli aiuti umanitari, ma è contro Hamas, che da giorni «cercava lo scontro con Israele». Lo ha affermato sabato sera il premier israeliano Ehud Olmert, in una conferenza stampa, nel corso della quale ha detto che l’operazione militare a Gaza potrà richiedere diverso tempo per conseguire i suoi obiettivi di sostanziale cambiamento della situazione nel sud di Israele e ha esortato la popolazione nelle aree sotto tiro dei razzi ad avere pazienza e tenacia. Nei prossimi giorni, ha avvertito, i lanci di razzi potrebbero intensificarsi e colpire obiettivi in Israele situate a distanze ancora maggiore da quelle attuali.

HAMAS: «TERZA INTIFADA»– Come rappresaglia, Hamas ha sparato alcuni razzi dal territorio palestinese contro il sud dello stato ebraico, dove è stato dichiarato lo stato di allerta. La popolazione è stata invitata a non uscire in strada e a restare in aree protette o vicino a rifugi. Secondo fonti mediche, una donna israeliana è morta a Netivot. Altre due persone sono rimaste ferite. Hamas ha «ordinato alle Brigate Ezzedine al Qassam di rispondere all’aggressione degli occupanti in tutti i modi». «Il mondo rimarrà sorpreso della nostra risposta all’aggressione degli occupanti» ha detto Fawzi Barhoum, esponente del movimento estremista islamico. «Ora le Brigate Ezzedine al Qassam – ha aggiunto – hanno le mani libere per rispondere con tutti mezzi di cui possiede, inclusi i missili a lunga gettata e le azioni di martirio. Abbiamo la forza per controbilanciare questo terrorismo». Un appello simile è stato lanciato dalla Jihad islamica: «Tutti i combattenti hanno ricevuto l’ordine di rispondere al massacro perpetrato da Israele». Il leader politico di Hamas, Khaled Meshaal, ha invocato una «terza Intifada». Meshaal ha esortato i palestinesi a scendere in campo per una «intifada militare contro il nemico sionista».
Audio – L’attacco era preparato da mesi di Francesco Battistini

LE REAZIONI – L’Autorità nazionale palestinese, dalla Cisigiordania, ha chiesto a Israele di interrompere «immediatamente e senza condizioni» la sua «aggressione contro la Striscia di Gaza». Anche l’Egitto ha condannato l’operazione israeliana. E subito dopo l’attacco, l’Iran ha confermato che manderà la sua prima nave di aiuti destinati alla Striscia di Gaza malgrado il blocco navale israeliano.

LANCI DI RAZZI – Da giorni le autorità dello stato ebraico avevano anticipato l’intenzione di colpire Hamas dopo i ripetuti lanci di razzi in territorio israeliano dalla fine della tregua del 19 dicembre. E così, dopo l’escalation di attacchi con i razzi Qassam contro le comunità israeliane nel Negev occidentale, i jet si sono levati in volo per colpire simultaneamente le installazioni del gruppo integralista palestinese, che dal giugno 2007 ha il pieno controllo della Striscia. I vertici dell’esercito intendono ora esaminare la situazione dopo i raid aerei, prima di decidere sulla prossima fase dell’operazione. Il governo israeliano ha intanto reso noto che la decisione di condurre un’operazione contro la Striscia di Gaza è stata presa il 25 dicembre. «In seguito alle violazioni dell’accordo di tregua da parte di Hamas e i continui attacchi contro i cittadini nel sud d’Israele, il gabinetto nazionale di sicurezza ha deciso mercoledì 25 dicembre d’impartire istruzioni alle forze di difesa perché agissero per metter fine ai lanci di missili e gli attacchi terroristici provenienti da Gaza», si legge in un comunicato dell’ufficio del primo ministro, Ehud Olmert.

(fonte: corriere.it)

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CRONACA – ITALIA

Un incendio devasta il monatero buddista di Pomaia, in provincia di Pisa

Le fiamme hanno sfondato anche il tetto del monastero oltre ad aver distrutto preziosissimi testi tibetani molto antichi. I monaci escludono che le fiamme si siano originate dalle candele

I Vigili del fuoco al monastero buddista di Pomaia

Un grosso incendio devasta buona parte del monastero buddista di Pomaia, in provincia di Pisa, uno tra i più importanti d’Europa. L’incendio, probabilmente innescato da un corto circuito, ha distrutto la sala grande di meditazione e moltissimi incunaboli, testi antichi e statue. Non ci sono feriti. I vigili del fuoco hanno circoscritto l’ incendio e provveduto a isolare la zona. L’ala est del monastero è stata chiusa perchérisulta inagibile.

Purtroppo il danno è di considerevole entà: si parla di una cifra di oltre un milione di euro. Infatti le fiamme hanno sfondato anche il tetto del monastero oltre ad aver distrutto preziosissimi testi tibetani molto antichi. I monaci hanno spiegato che molte delle cose distrutte, tra cui alcune centinaia di testi, non hanno prezzo come, appunto, i libri con i discorsi di Buddah, alcuni unici, una quarantina di tanke, cioè i dipinti della storie del Buddah tra cui una risalente al 1800, oltre all’altare e numerose statue.

I monaci escludono che si sia trattato di fuoco provocato da candele perchè in quella sala, per motivi di sicurezza, candele non ne vengono più accese da tempo.
Sono oltre 25 i monaci che vivono nel monastero, tra loro il presidente dell’ istituto Lama Tzong Khapa, il monaco Raffaello Longo: "Saremo costretti a fare un appello perchè i danni sono ingentissimi e non ce la possiamo fare da soli a ristrutturare il monastero. Domani doveva cominciare il master per gli studenti che vengono qui da tutto il mondo e non sappiamo come fare". I responsabili dell’ istituto Lama Tsong Khapa hanno aperto un conto corrente per eventuali donazioni che li aiutino a ricostruire la parte del monastero andata distrutta.
Al momento dell’incendio erano presenti pochi volontari. Molti dei normali frequentatori dell’istituto, infatti, erano fuori per le festività ma domani sono attese 120 persone che avrebbero dovuto pernottare nel monastero una settimana per frequentare il corso di buddismo. "Ci stiamo organizzando – ha detto Raffaello Longo, presidente dell’istituto – per sistemare gli ospiti in qualche struttura ricettiva della zona. Le lezioni si svolgeranno in palestra. Abbiamo subito un danno grande,non sarà facile porvi rimedio".

Il Dalai Lama si è recato in visita al monastero di Pomaia sette volte. Con Tenzin Ghiatso vi è salito anche Richard Gere e molti altri personaggi del mondo dello spettacolo e della cultura che aderiscono alla dottrina tibetana. I monaci, sui loro nomi, oppongono una ferrea privacy limitandosi a sottolineare che molti frequentano sia il monastero che il master di cinque anni di approfondimento della "scienza della mente". Tra gli ospiti illustri anche alcuni dei tutori del Dalai Lama. Tra loro, Ling Rinpoce, uno dei Lama più accreditati.

(fonte: repubblica.it)

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