Bel Paese

Stazione Roma Appiano o Roma Balduina? Devo
andare a casa e da dove mi trovo la distanza è la stessa, ma la recarmi alla prima
vuol dire una fermata in meno lungo il tragitto.

Mi metto in cammino consultando le strade con
un’ applicazione del mio smartphone, poi clicco sul media player e faccio
partire “vivere una favola” di Vasco.

Avanzo tra le vie bene della zona, piccoli
viali alberati, terrazze con divani che affacciano su terrazze con divani,
finestre con cessi che affacciano su strade asfaltate, rari alberi secolari
sopravvissuti alla cementificazione, piante rampicanti che annaspano tra
piccole macchie di prati condominiali accuratamente rasate e inutilizzate, se
non per rappresentanza.

Un filippino con un cappello di paglia e una
mascherina sul volto spazza il marciapiedi di fronte all’ingresso dell’unico
piano terra con giardino. Sul cancello un cartello con scritto “A chi
abitualmente porta a passeggio il proprio cane, facendolo defecare qui e senza
curarsi del fatto che si tratta dell’ingresso di una proprietà privata:
sappiate che abbiamo montato delle telecamere e che chiunque continuerà a non
rispettare la civile convivenza disinteressandosi del rispetto verso il
prossimo verrà denunciato agli organi competenti”. “Si…” penso tra me e me,
“gli organi competenti…”.

Devo comprare il biglietto, me ne ricordo
quando vedo un’edicola aperta a cento metri. Mi avvicino e poco prima vengo
attratto da una bella 500 blu d’epoca. Il tettuccio sfondato, il cofano aperto
e senza motore, i vetri “taggati” di vernice rossa, il supporto per la targa
divelto e all’interno varia sporcizia irriconoscibile..

“Vorrei un biglietto per il trenino”

“Un Euro”

“Grazie, buona giornata”

“Grazie a lei e altrettanto Signore”

Cazzo… E questo da dove è uscito? Grazie a
lei e altrettanto… mah…

Entro nella stazione, l’orologio sporco segna
le 9.30, guardo il mio chrono svizzero e segna le 13.32. D’altronde…

Con il biglietto ancora in mano individuo
l’unica obliteratrice, mi avvicino ma non da segni di vita.

Torno da dove sono venuto e prendo la scala
mobile per raggiungere il mio binario. Il treno non è ancora passato e ci sono
tre persone in attesa.

Il tabellone indica “Prossimo treno 11.32. Ora
effettiva ….”. Ricontrollo il mio chrono, 13.33.

Il marciapiedi è lungo, continuo a camminare
ma non vedo altre obliteratrici. Poi dopo un centinaio di metri ne scorgo una
lampeggiante. “E’ viva?” mi chiedo ad alta voce. Cammino cercando il biglietto
nella mia borsa, mi avvicino speranzoso e… “fuori servizio” dice il display.
Non so perché ma introduco ugualmente il mio tagliando nella speranza di un
miracolo. Una, due volte, niente.

“E se non ho una penna?” penso. “Forse la
legge impone di girare con una penna oltre ai documenti?”. Per fortuna ne trovo
una nella borsa. Scrivo il giorno sul biglietto, per l’ora attendo l’arrivo del
treno.

Aspetto qualche minuto, poi mi metto a
passeggiare su e giù lungo il binario.

Passo varie volte davanti a una colonnina
rossa coperta con della plastica, poi non sapendo che fare mi avvicino per
guardarla. L’avevo già notata di sfuggita un paio di mesi fa, sempre nello
stesso stato, guardandola bene è piuttosto impolverata e sporca.

Su una fiancata c’è il simbolo di un omino con
un cappello poliziesco.

La osservo meglio: sul davanti c’è un grande
bottone con scritto sotto SOS, sopra dei piccoli fori che presumo servano per
comunicare con qualcuno e in alto quella che mi sembra una telecamera.

Con un’occhiata rapida immagino l’impatto che
avrebbe, mica male, sembra una cosa moderna, chissà chi ha avuto l’appalto,
chissà quanto ha guadagnato.

C’è un piccolo cartellino e mi avvicino per leggerlo:
numero di serie xlm57tz2, numero VOIP 69248513116… numero VOIP… però…
avanti sta macchina… poi mi chiedo quanto passerà da una improbabile inaugurazione
al momento in cui verrà sfasciata. La piccola telecamera imbrattata e il
bottone SOS saldato da qualche piromane dopo poche decine di pressioni inutili
e di altrettanti falsi allarmi.

Mentre continuo a guardare la colonnina la mia
testa pensa già “tra quanto passa il treno”?

Chiedo a una signora seduta lì vicino che mi
risponde con un accento marcatamente ispanico che “non so”, sopra dovrebbe
esserci l’orario.

Eh sopra…

“Forse ce n’è uno anche lì, più avanti”

“Ah si, forse l’ho visto prima, grazie”.

Silenzio

Torno verso la scala mobile, altri cento metri
tra un paio di gigantografie di bei dettagli di Roma con annessi muretti
taggati.

Mentre cammino l’altoparlante che sta
trasmettendo una musica fastidiosa dice: “il treno delle 13.49 daaaaa…
Viterbo! E diretto aaaaa… Roma! Ostiense! È in arrivo sul binario
1”.

Mi avvicino comunque per guardare la tabella
con gli orari, il treno dovrebbe passare tra due minuti, il prossimo circa
venti minuti dopo.

Siedo su una delle poche panchine e nell’attesa
di sentir arrivare i convogli apro il giornale per dare una rapida occhiata
alla prima pagina.

“LE NOTIZIE!” Il volume della radio della
stazione si alza improvvisamente: I CASSINTEGRATI DELLA FIAT PRONTI A SCENDERE
IN PIAZZA; IL PREMIER INTENZIONATO A CAMBIARE LA COSTITUZIONE, L’OPPOSIZIONE
DICE NO, COSI’ NON SI FA; LA LEGA AFFERMA CHE SE IL GOVERNO NON FARA’ QUANTO
PROMESSO SARA’ BATTAGLIA. Cerco di concentrarmi sui titoli del mio giornale ma
la voce urla in tutta la stazione: COPPIA AGGREDITA NEL BOSCO, TRE GIOVANI
MALMENANO L’UOMO, LO CHIUDONO NEL BAGAGLIAIO DELL’AUTO E STUPRANO A TURNO LA
DONNA; RILASCIATO IL KILLER DEI BOSCHI: DOPO SEI ANNI LIBERO DICHIARA“E’ TUTTA
UNA MONTATURA, I MIEI AVVOCATI DIMOSTRERANNO LA MIA ESTRANEITA’”; MOZZARELLE
CONTRAFFATTE, SEQUESTRATI MIGLIAIA DI LOTTI SU SEGNALAZIONE DI UNA CASALINGA: “LE
HO APERTE E IN POCHISSIMI SECONDI SONO DIVENTATE BLU”.

Ma si può leggere un giornale in pace senza
questa che urla?!! Penso.

Vabbè ora passa il treno.

Il chrono segna 13.51.

Alle 14:10 arriva, salgo e cerco un sedile
senza scritte o gomme da masticare appiccicate, scrivo l’ora sul biglietto e
riapro il giornale.

Il terno parte.

TA-TA-TA-TA-TA…. un rumore assordante… qua
c’è qualcosa che non va, che è sto frastuono??

A nessuno sembra interessare. Due persone
parlano ad alta voce a quattro sedili da me ma non riesco a capire cosa stiano
dicendo.

Chiudo il giornale e guardo fuori, tra le
scritte sui vetri del vagone.

Quando stiamo per arrivare guardo il display a
bordo che indica “prossima fermata Balduina”.

Oddio, ho sbagliato direzione!… poi vedo la
cupola di S. Pietro e mi rilasso… no è sbagliata la scritta sul display, come
ho fatto a farmi fregare così.

Scendo, cerco un orologio ma non c’è, mi
incammino verso la scala mobile.

E’ ferma, un gruppetto di turisti ride e dice
“noooo… it’s incredible!”.

Mi precedono prendendo la prima rampa di
scale.

Seconda scala mobile ferma, altre risate
ancora più grasse e “nooooooo, I can’t believe it!!”.

Scendiamo, un orologio finalmente, segna le
10:12, vabbè…. comunque sono arrivato.

Esco dalla stazione e vado a casa, apro il
portone, salgo sull’ascensore, arrivo al mio piano, entro dalla porta blindata
d’ ingresso, la richiudo e vado a sedermi al tavolo della cucina.

Prendo dalla busta della spesa la baguette che
ho comprato, cerco il coltello nel cassetto del tavolo e taglio alcune fette
disponendole sul piatto. Vado verso il frigo che si illumina appena lo apro.
Prendo il formaggio, e lo spalmo sul pane.

Che buono questo Bel Paese!


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